In greco antico c’è una parola che racchiude in sé il senso del Bello e del Buono: Kalokagathia. Questa parola, così densa di significati, in San Salvatore 1988 diventa il fil rouge di tutta la sua identità agricola.
Anima di San Salvatore 1988 è Giuseppe Pagano, per noi Peppe, che per la brand identity ci fece una sola richiesta: utilizzare il bufalo nella grafica. L’idea ci piacque subito e iniziammo a lavorarci su, inizialmente utilizzando delle acqueforti poi con delle interpretazioni del bufalo più creative, senza però trovare una sintesi valida. Alla fine l’idea fu di disegnare il bufalo come avrebbero fatto gli antichi Greci sui loro manufatti, usando lo stesso stile iconografico. Passammo poi al pittogramma e al logotipo, preferendo per quest’ultimo un font bastoni più moderno, fino ad arrivare ad un'immagine-simbolo così essenziale da diventare subito senza tempo.
Dovendo pensare anche all’identità verbale, durante una riunione ci ricordammo di una storia che Peppe raccontava e racconta ancora oggi, l’aneddoto di un bufalo scappato e finito tra le vigne. Da quella storia (e da Marvin Gaye) nasce “Ho visto un bufalo tra le vigne e ho bevuto vino. Ho visto un bufalo tra le vigne e lui ha visto me”. Tutto il visual di San Salvatore, più che raccontare un prodotto racconta un territorio, a partire dal naming dei suoi vini (Elea, Trentenare, Vetere, Jungano…) tutti derivati da luoghi o toponimi locali.
Un aglianico riserva, dedicato al grande Maestro Gillo Dorfles, critico d'arte, pittore, filosofo e accademico italiano e soprattutto grande amico di Peppe, che per anni ha passato le sue estati proprio nel suo albergo. La Riserva porta sia il suo nome in etichetta che i suoi disegni sul fronte, disegni dai tratti unici che l’artista ha regalato all’Azienda.
Testi di Nicola Feo / Animazioni di Alessandro Faiella / Foto di Antonio Alaimo, Sophie Delauw